CURIOSITA'

Richiesta di pagamento non dovuto dall’Agenzia delle Entrate e Riscossione: cosa fare e come proteggersi?

In caso di richiesta di pagamento dall’Agenzia delle Entrate e Riscossione che però non è dovuto in quanto già pagato o semplicemente per un errore del sistema che ha generato un pagamento che non si deve in alcun modo fare è possibile agire per evitare di pagare la multa e anche tutte le conseguenze che si manifestano in caso di mancato pagamento, come il pignoramento presso terzi di beni come conti correnti o stipendio.

Quando arriva una richiesta di pagamento da parte dell’Agenzia delle Entrate e di Riscossione è possibile verificare la legittimità o meno della richiesta e nel caso agire per riuscire a difendersi per l’indebita pretesa o per l’errore generato dal sistema. Vediamo nel dettaglio come fare.

Verifica della legittimità della richiesta

Il primo passo consiste nell’analisi del documento ricevuto da parte dell’Agenzia delle Entrate e di Riscossione.

Infatti, questo ente può effettuare la notifica di diversi atti, tra cui avvisi bonari, cartelle di pagamento, intimazioni di pagamento e provvedimenti cautelari come fermi amministrativi o ipoteche.

È essenziale controllare l’esattezza dei dati anagrafici, il periodo di riferimento del tributo richiesto e l’eventuale presenza di errori materiali o di pagamenti già effettuati.

Inoltre, occorre verificare se il debito sia prescritto, considerando che le imposte e i tributi seguono termini di prescrizione differenti.

Ad esempio, ci sono imposte che vengono prescritte dopo 5 anni che non sono mai state richieste dall’ente e alcune che hanno un periodo di prescrizione di 10 anni.

Nel caso non si sappia con certezza qual è il periodo di prescrizione è sempre possibile affidarsi a un avvocato per comprendere se la richiesta è ancora legittima o meno.

Richiesta di chiarimenti e verifica diretta con l’Agenzia delle Entrate e Riscossione

In caso di dubbi sulla correttezza della richiesta, è possibile contattare o andare allo sportello dell’Agenzia delle Entrate e di Riscossione del proprio territorio per ottenere chiarimenti.

Si può scegliere di: farsi ricevere su appuntamento tramite gli sportelli territoriali, inviare una richiesta di aiuto dal portale online, contattare il numero verde dedicato o inviare una comunicazione formale via PEC o raccomandata.

Una volta contattato l’ente sarà possibile andare a comprendere perché è stato richiesto il pagamento e sé effettivamente è un errore dell’ente, è un pagamento prescritto o sia un pagamento dovuto.

Procedura di autotutela per contestare l’errore

Se la richiesta di pagamento risulta errata, è possibile presentare un’istanza di autotutela, strumento amministrativo che consente di segnalare inesattezze senza necessità di avviare un contenzioso.

L’autotutela può essere richiesta in caso di tributi già pagati, errori nell’emissione della cartella, prescrizione del debito o vizi di notifica.

La domanda deve essere formulata per iscritto e corredata da documentazione che dimostri l’inesattezza della richiesta. L’invio deve avvenire all’ufficio competente dell’Agenzia delle Entrate e di Riscossione, che procederà con le verifiche necessarie.

Il contenzioso tributario come strumento di tutela

Se la richiesta di autotutela non porta ai risultati sperati, il contribuente può avviare un contenzioso tributario rivolgendosi alla Commissione Tributaria Provinciale.

Il ricorso deve essere presentato entro 60 giorni dalla notifica della cartella, accompagnato da prove documentali che dimostrino l’illegittimità della richiesta.

Per controversie di importo inferiore a 3.000 euro, il contribuente può agire autonomamente, mentre per importi superiori è necessaria l’assistenza di un professionista abilitato, come un avvocato tributarista o un commercialista.

Nel caso in cui il ricorso venga accolto, la richiesta di pagamento sarà annullata, se invece la decisione dovesse essere sfavorevole, sarà possibile presentare appello presso la Commissione Tributaria Regionale.

Sospensione della cartella esattoriale

In alcune situazioni, il contribuente può richiedere anche la sospensione della cartella esattoriale per impedire azioni esecutive. La sospensione può essere richiesta quando il debito risulti già estinto, prescritto o inesistente.

La domanda deve essere presentata entro 60 giorni dalla notifica della cartella. Qualora la richiesta venga accolta, l’Agenzia delle Entrate e Riscossione interromperà l’attività di riscossione in attesa della verifica definitiva. In caso di esito negativo, sarà necessario valutare ulteriori strategie di difesa.

Strategie per prevenire future richieste indebite

Per evitare di trovarsi in situazioni simili in futuro, è opportuno monitorare con regolarità la propria posizione fiscale attraverso il cassetto fiscale disponibile sul sito dell’Agenzia delle Entrate.

Conservare scrupolosamente le ricevute di pagamento e verificare sempre la correttezza dei dati riportati nei modelli di dichiarazione e negli F24, in questo modo sarà più semplice riuscire ad evitare eventuali richieste di pagamento improvvise da parte dell’Ente di Riscossione.

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