CURIOSITA'

Neuroscienze e marketing: cosa succede nel cervello quando compriamo?

Ogni scelta d’acquisto che compiamo è frutto di una complessa alchimia tra razionalità, emozioni e impulsi inconsci. E oggi, grazie alle neuroscienze, è possibile osservare cosa accade realmente nel cervello del consumatore. Il neuromarketing non è più una moda passeggera: è uno strumento strategico, basato su studi scientifici, che sta rivoluzionando il modo in cui le aziende progettano comunicazione, prodotti e customer experience.

Il cervello al microscopio: come funziona il neuromarketing

Le neuroscienze applicate al marketing si avvalgono di tecnologie come EEG (elettroencefalografia), eye-tracking e risonanza magnetica funzionale per misurare l’attività cerebrale dei consumatori mentre interagiscono con pubblicità, siti web o prodotti. Queste misurazioni consentono di individuare le reazioni emotive in tempo reale, al di là di ciò che l’utente dichiara consapevolmente.

Secondo uno studio pubblicato su Journal of Consumer Psychology, il cervello umano impiega meno di 2,5 secondi per formarsi un’opinione su un marchio. Il primo impatto è quindi decisivo, e i segnali inconsci contano quanto (se non più) delle argomentazioni logiche.

Branding, packaging e spot pubblicitari: i casi aziendali

Multinazionali come Coca-Cola e Nestlé utilizzano da anni il neuromarketing per testare spot pubblicitari prima del lancio. Ma anche PMI innovative stanno adottando queste pratiche: ad esempio, la startup italiana NeurExplore collabora con aziende del settore food per progettare packaging visivamente più coinvolgenti, ottimizzati per catturare l’attenzione nei primi 500 millisecondi.

In uno studio condotto da Nielsen, i video pubblicitari che attivano l’insula e la corteccia prefrontale mediale (aree legate all’empatia e al giudizio) generano un aumento del 23% nelle intenzioni d’acquisto.

Decisioni emotive e bias cognitivi: come vendere al cervello rettiliano

Secondo il neurologo Paul D. MacLean, il nostro cervello è formato da tre aree principali: rettiliano (istintivo), limbico (emotivo) e neocorteccia (razionale). Le decisioni d’acquisto si attivano spesso nel cervello rettiliano, responsabile della sopravvivenza e dei meccanismi automatici. Ciò significa che leve come la scarsità, la semplicità dei messaggi e l’associazione con emozioni positive possono essere più persuasive di una descrizione tecnica.

Etica e futuro del neuromarketing

L’efficacia del neuromarketing solleva anche questioni etiche. È giusto utilizzare tecniche così profonde per influenzare i comportamenti? I migliori operatori del settore puntano su un uso responsabile, che non manipoli ma comprenda le esigenze autentiche delle persone.

Secondo un report di Deloitte del 2023, il 64% dei consumatori è favorevole a esperienze d’acquisto più personalizzate se c’è trasparenza nel trattamento dei dati neurologici e biometrici.

Riflessione finale

Il futuro del marketing sarà sempre più neurocentrico. Comprendere come pensa, sente e reagisce il cliente non è solo una leva per vendere di più, ma un’occasione per costruire relazioni azienda-consumatore più sincere e durature.

Sei curioso di sapere come il tuo brand attiva il cervello dei tuoi clienti? Condividi con Innovazione Aziendale le tue domande o racconta un caso interessante che conosci. Il cervello non mente!

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi